Tifo italiano sulle onde, fra storia e attualità.
di Nicola Manzini

Siamo un popolo di navigatori che si riscopre tale ogni qualvolta una nostra barca lotta per conquistare la Coppa America.
C’è comunque qualcosa di fantastico nell’avventura di Luna Rossa che in questi giorni ha raggiunto la finale della Prada Cup (la finale per essere lo sfidante ufficiale dei neo-zelandesi detentori della coppa) contro l’imbarcazione degli inglesi di Ineos, conquistata dopo aver sconfitto nettamente gli americani di American Magic.

Siamo ad un passo, ad un passo dal giocarci il più antico e famoso trofeo velico del mondo.

Tutto ha inizio quasi 40 anni orsono quando fu lanciata dallo Yacht Club Costa Smeralda la prima sfida italiana alla Coppa America con Azzurra e Cino Ricci leader indiscusso del team che nel 1983 a Newport (USA) riesce ad arrivare alle semifinali e si ripete 4 anni dopo a Fremantle in Australia con Azzurra 2.
Il Moro di Venezia V, nel 1992, raccolse l’eredità di Azzurra, messo in acqua dal finanziere e dirigente d’azienda Raoul Gardini e timonato da Paul Cayard, raggiunse la finale degli sfidanti.
In finale sconfisse i neozelandesi New Zealand, aggiudicandosi la Louis Vuitton Cup e acquisendo il diritto a contendere la Coppa America all’imbarcazione statunitense America 3.

Divenne così la prima imbarcazione di un paese non anglofono a poter ambire alla coppa in 141 anni di storia del trofeo. Purtroppo venne sconfitta per 1-4 e si disse anche per colpa dei tagli che Carlo Sama che successe a Gardini in Montedison fece al budget della spedizione in Nuova Zelanda.

Arriviamo ai giorni nostri e Luna Rossa.

A vent’anni dalla disputa della prima Coppa America, il team Italiano Luna Rossa torna nuovamente ed è la quinta volta per tentare la conquistare della coppa.
La storia di Luna Rossa lunga quindi un ventennio, parte dall’anno 2000, potrebbe essere raccontata come una storia di vela ma anche di glamour, di costume e di stile.
Luna Rossa non è stata solo uno scafo e un equipaggio: dalle regate in TV alle passerelle, Luna Rossa fu ed è un fenomeno contemporaneo di sport ma anche di moda e tecnologia.

Nato dalla passione di Patrizio Bertelli e dal genio della moglie Miuccia Prada, Luna Rossa segnò la cultura e l’estetica italiana riportando in auge l’abbigliamento da vela, le giacche tecniche sino alle sneaker da barca, facendo sognare gli italiani con l’elemento che più definisce il nostro paese: il mare.
Era l’inizio del 1997 quando durante una cena con amici, Patrizio e Miuccia annotarono su un foglio dei nomi e raccontarono che il loro obiettivo era trovare il modo di contrapporsi a Black Magic, la barca neozelandese che aveva conquistato l’ultima edizione del più importante trofeo velico al mondo.
Si tratta di un trofeo particolare, per spiegarlo facilmente la si potrebbe definire la Formula 1 della Vela in quanto si usano le tecnologie più avanzate e i professionisti migliori.

La Coppa America ha però un fascino più profondo in quanto la sua storia risale al 1851, è piena di regole che il vincitore (detto defender) può cambiare quasi a suo piacimento: i team che partecipano organizzano una serie di regate preliminari che decide chi sarà lo sfidante ufficiale (detto challenger).
Evocando quel raro momento della giornata in cui le luci calde del tramonto illuminano la luna, la scelta del nome ricadde su Luna Rossa.
Il compito non era facile: si trattava di mettere insieme un equipaggio da zero, progettare una barca dotata della massima tecnologia disponibile e andare a veleggiare contro team esperti nel Golfo di Hauraki in Nuova Zelanda, teatro delle regate previste all’inizio del nuovo millennio, lo sponsor dell’imbarcazione sarebbe stato Prada.
Già nella primavera del 1997 iniziarono gli allenamenti del team a Punta Ala, mentre il progettista Doug Peterson disegnò lo scafo seguendo i rigorosi parametri decisi dall’ultimo vincitore dell’America’s Cup.
Dopo due anni di progettazione, il 5 maggio 1999 la madrina Miuccia Prada varava il primo scafo di Luna Rossa targato ITA 45.
La barca era un capolavoro di tecnologia ed eleganza: lo scafo era una lama sinuosa realizzata in fibra di carbonio, titanio e fibra di vetro mentre le vele grigie e misteriose erano realizzate in un mix di fibra di carbonio e nylon, un materiale leggerissimo, resistente ed estremamente versatile che all’epoca era utilizzato come tessuto tecnico. A esaltare la livrea argentata dello scafo sulla prua e sulla poppa era posizionato una sottile linea rossa, replicata ugualmente sulla randa, la vela principale.
Ogni volta che la prua di Luna Rossa fendeva le onde la prima cosa che si notava era quella sottile linea rossa che in breve divenne il simbolo della barca affascinando il pubblico attratto dall’eleganza tecnica della vela.
Nelle acque neozelandesi del golfo di Hauraki, l’avventura di Luna Rossa inizia nel migliore dei modi: nell’ottobre del 1999 l’equipaggio italiano vince tutte e dieci le prime regate dei Round Robin, la prima fase della competizione – la Louis Vuitton Cup – per selezionare il team che sfiderà il defender dell’America’s Cup, il fortissimo team neozelandese.
Durante le semifinali Luna Rossa si era guadagnata il soprannome di Silver Bullet e le simpatie di pubblico e addetti ai lavori, rapiti dalla velocità dello scafo e dal carisma del timoniere napoletano Francesco De Angelis, la cui aggressività sul campo di regata era bilanciata da un stile british a terra; in mezzo a mille colpi di scena tra cui un disalberamento, Luna Rossa conquista il secondo posto e l’accesso alla finale che sarà disputata contro American One, il team favorito guidato dal baffuto timoniere Paul Cayard (già al timone del Moro di Gardini).
In Italia nonostante il tremendo fuso orario neozelandese, il pubblico di Luna Rossa cresce vertiginosamente: le regate sono pieni di colpi di scena, Luna Rossa è la protagonista della competizione e in qualche modo la sua immagine elegante unita alle sue vittorie risveglia l’orgoglio nazionale avvicinando alla vela un pubblico nuovo e larghissimo.

Tutti parlano di Luna Rossa, dell’America’s Cup e dell’ultima bolina di De Angelis.
Le nottate davanti al televisore con famiglia e amici soffiando sulle vele di Luna Rossa entrano nella quotidianità di quell’inizio millennio e anche giornali e tv seguono costantemente il team nelle acque neozelandesi.
La serie finale di regate, quella che avrebbe deciso lo sfidante al detentore di Black Magic, fu una delle sfide più avvincenti della storia dello sport velico.

Si trattava di una sfida al meglio delle 9 regate e American One era il team favorito, anche grazie a Paul Cayard ,un timoniere con già alle spalle quattro edizioni di Coppa America rispetto a De Angelis che era all’esordio.
Tutto il pubblico neozelandese e non, faceva il tifo per il team italiano che non deluse le aspettative vincendo tre delle prime quattro regate, portandosi sul punteggio di 3 a 1 in una sfida di nervi e tecnica tra i due timonieri.

Durante queste regate il pubblico imparò i termini tecnici della vela e le facce degli eroi di Luna Rossa.
L’equipaggio vestiva una speciale linea tecnica di divise realizzate con i materiali più sofisticati e tecnici che di lì a poco sarebbero diventati lo standard non solo dell’apparire sportivo. Da anni la vela aveva abbandonato le obsolete e pesanti cerate in favore di tessuti leggeri, resistenti e idrorepellenti creati sulla base del nylon. I tagli erano termosaldati, le zip e gli strappi di velcro crearono un’estetica funzionale e molto pulita che affascinò anche chi su una barca a vela non era mai salito.
Le uniformi indossate dall’equipaggio di Luna Rossa diventarono ben presto un piccolo cult: dalle giacche a vento fino a pantaloncini e magliette gli item riprendevano il tono argentato dello scafo con quella sottile linea rossa a distinguerli da ogni altro prodotto tecnico da vela.

Tra tutti gli accessori e le sneaker da barca diventarono l’oggetto del desiderio di tantissimi italiani, fu un successo commerciale e di stile costituito da un prodotto innovativo che dallo sport è passato al life style invadendo le strade di tutto il mondo. Realizzata in tessuto e pelle, questo oggetto è diventato un must della collezione Prada ed è tutt’ora in listino.

Dopo l’iniziale entusiasmo, Paul Cayard vinse tre regate portando la sfida sul 4 a 3, e Luna Rossa riuscì a scongiurare la vittoria degli americani pareggiando nell’ottava regata.
Tutta la sfida si gioca all’ultimo round: si svolge il 6 febbraio 2000, Luna Rossa parte con un piccolo vantaggio che aumenta costantemente controllando in modo strettissimo l’avversario, la regata viene vinta con 49″: è il trionfo di Luna Rossa nella Louis Vuitton Cup, per la seconda volta nella storia una barca italiana diventa lo sfidante ufficiale dell’America’s Cup.

Nella stessa notte in cui De Angelis batte Paul Cayard, in Italia si scende a festeggiare per le strade come se si trattasse della Nazionale Italiana di calcio. La 30esima America’s Cup disputata contro gli neo zelandesi di Black Magic fu invece un’altra storia. Il team italiano uscì stremato dalla sfida con American One e i padroni di casa freschi e profondi conoscitori delle bizzose brezze locali vinsero la serie per 5 a 0.

Nonostante la sconfitta, il mito di Luna Rossa era entrato nella cultura popolare italiana con una sottile linea rossa.
Da quelle notti del 2000 sono passate altre cinque sfide in cui Luna Rossa non è più riuscita a conquistare l’onore di sfidare il defender dell’America’s Cup.

Complici stravolgimenti di regolamento – tra cui il cambio di classe e l’arrivo dei catamarani a San Francisco 2010 – l’America’s Cup cambiò continenti, protagonisti e scenari mentre si alternarono al dominio il team svizzero di Alinghi guidato dall’imprenditore italiano Ernesto Bertarelli, il team americano Oracle e infine di nuovo i neozelandesi.
Il catamarano cambiò radicalmente la faccia della America’s Cup: la velocità aumentò, le regate diventarono meno strategiche rispetto alla classe ACC, i timonieri avevano meno interesse nel “marcare” l’avversario con strambate e virate spettacolari che avevano dominato le precedenti edizioni.
La tecnologia prese il sopravvento sul fattore umano e Luna Rossa aggiornò il guardaroba dell’equipaggio: giacche e shorts furono sostituite da mute in neoprene e futuristici capi argentati, comparvero anche i caschetti per proteggere il team da eventuali infortuni.

A distanza di sette anni dall’ultima candidatura di Luna Rossa, Patrizio Bertelli ha raccolto una nuova sfida: partecipare alla 36esima edizione dell’America’s Cup che per un interessante gioco del destino si terrà ad Auckland, in Nuova Zelanda tra gennaio e marzo 2021.
Rispetto al 2000, le barche sono dei i monoscafi volanti AC75, tecnologicamente straordinari rispetto agli scafi ACC di vent’anni fa. Volano letteralmente sull’acqua – in linguaggio tecnico si dice foiling – viaggiando ad oltre 45 nodi con punte a 50 (tra i 90 e i 100 km/h) contro gli 11-12 nodi del 2000.

Regate di quasi due ore che adesso durano invece solo una ventina di minuti e con un massimo 45 minuti per round così come previsto dal regolamento.
Si tratta di un modo diverso di andare a vela, ma nel team di Luna Rossa ci sono anche dei veterani come il team principal Max Sirena, già membro dell’equipaggio di De Angelis vent’anni orsono.
Le divise da barca hanno seguito il sentiero dell’avanzamento tecnologico riprendendo tuttavia il tono grigio di base per esaltare l’iconica linea rossa.
Insieme a Prada ci sarà anche Pirelli di Marco Tronchetti Provera come main sponsor della nuova avventura di Luna Rossa, le cui prime regate si sono svolte l’estate scorsa a Cagliari durante la America’s Cup World Series (ACWS) per poi spostarsi in Inghilterra a Portsmouth e quindi ad Auckland, in Nuova Zelanda ove sono iniziate le scorso mese di ottobre.

Stiamo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni.
Siamo già in finale nella prima fase.
Il sogno di Luna Rossa torna più vivo che mai.

Il vento sia con noi anche in pieno lockdown.

 

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