Intervista a Paolo Pradella.
di Rodolfo Giurgevich.

I Presidenti del calcio dilettante, quelli di vecchio stampo sono quelli che tirano le righe del campo e che magari in mancanza di addetti ne tagliano l’erba, che si adattano ad ogni intervento, in campo e in spogliatoio. Paolo Pradella, è uno di questi e quando serve l’ho visto anche fare il guardialinee per le gare del giovanile quando la sua presenza  a bordo campo poteva essere utile per un suggerimento o uno stimolo.

Nato a Mirandola il 27 febbraio 1961 alle ore 5, è un nativo del Pesci, archetipoprototipo  per eccellenza, dal carattere sensibile e facilmente impressionabile, Paolo Pradella è dotato di carattere fin troppo conciliante tanto da renderlo vittima talvolta di persone prepotenti e invadenti. Carente di senso pratico, il Pesci preferisce rimandare i problemi per trovare la soluzione migliore.
L’ascendente è Capricorno: persona molto moderata dalle maniere gradevoli e riesce a dare l’idea di una persona di successo e sicura di sé. Considerato da tutti responsabile, è una sicurezza per l’evoluzione del futuro e per questo può sentirsi in colpa ogni qual volta esce da quello che è il sentiero da seguire. L’esigenza è quella di essere organizzato, composto e soprattutto affidabile, la sofferenza  principale è di non rispettare la parola data a qualcuno o suscitare delusioni nelle altre persone. Nonostante  calmo e pacato,  dentro vive una grande lotta interiore, tanto da chiedersi spesso se possa essere all’altezza della situazione, se sta facendo abbastanza e se potrebbe fare meglio, Non pretende nulla, la certezza  è che gli obiettivi si possano raggiungere solo con il sacrificio.

Dalla promozione alla Serie D in pochi anni, è cambiato qualcosa nella vita di tutti i giorni?
« non è cambiato proprio nulla, anche le relazioni personali restano quelle di sempre, caso mai sono quelle nuove che mi lasciano perplesso, soprattutto quando noto arroganza. L’impegno è sicuramente più affaticante ma il risultato e premiante, essere in serie D era una scommessa da ubriachi, adesso ci siamo e cerchiamo di restarci anche a costo di dispiaceri come quello di concludere l’esperienza con Marco Tommasoni, tecnico di grandi qualità umane. Avrebbe potuto anche continuare ma era necessario dare una sterzata soprattutto per lo spogliatoio. Il nuovo mister, Filippo Damini,  ha tutta la nostra fiducia e in proiezione lo vedo saldo sulla nostra panchina per i prossimi anni.»

Carrellata su Maicon, i giovani e la buona sorte:
«l’arrivo del campione brasiliano ha scombussolato il nostro ritmo di squadra provinciale, modo di essere al quale restiamo legati, senza fare progetti fuori luogo. La cosa più sorprendente è che Maicon ha un comportamento da vero sportivo nonostante un passato planetario, si allena normalmente coi compagni ed accetta le decisioni dello staff tecnico; il messaggio che lancio al mister e ai suoi giocatori è quello di impegnarsi sempre anche se sono di passaggio e di amare e rispettare la maglia che indossano.
Sui giovani devo fare qualche considerazione: abbiamo un parco di giocatori di grande qualità ma che oggi ci sono e domani chissà. Il mio sogno è quello di avere una squadra di territorio, con giovani della nostra terra che possano giocare con la nostra maglia nel cuore. Abbiamo avuto nelle nostre giovanili, talenti come Otera, Guerra, Signorini, Guiotto ed altri migrati per altre società e che oggi avrebbero potuto giocare anche in prima squadra.»

Concludiamo con un messaggio alla Federazione: « mi auguro che i vertici della Lega vogliano prendere delle decisioni ponderate per la categoria Eccellenza e non si lascino trascinare da qualche minoranza troppo autoritaria. Cerchiamo di fare le cose giuste e per bene dove si può, per esempio siamo ancora in attesa dei contributi previsti per i tamponi. Infine una preghiera da sportivo, che i dirigenti federali guardino in basso, verso le società più piccole, colonna portante del settore dilettante, dove c’è ancora chi investe solo per passione»

Alla richiesta se si aspettava qualcosa da questa annata, Paolo Pradella, si lascia andare ad una fantasia e gli piacerebbe sapere se entro fine anno sarà baciato dalla buona sorte. Detto fatto ecco un mazzo di tarocchi piuttosto consumato. Dopo una mescolata, il Pres sceglie il mazzo di destra ed ecco le prime tre carte: il Carro rovescia, le Stelle diritta e la Forza diritta.
Il Carro è una carta di successo, a patto che si sia capaci, in una determinata situazione, di accordare  forze contrastanti, interiori, esteriori o entrambe. Con questa carta non è possibile tranquillizzarsi. Peggio se la carta è rovesciata, la situazione sta sfuggendo di mano  soprattutto per i nuovi progetti. Il carro indica  una specie di percorso da A a B e se è rovesciata in mezzo ci sono sicuramente ostacoli. Le stelle, carta diritta, indica buone prospettive sia per il desiderio sia per recuperare serenità ed armonia; ed infine la Forza, quasi a dare più certezza che speranza,  è una carta di buona riuscita, a patto che si riesca a tenere a freno le aspettative e a controllarsi. Ma è anche un indice della volontà di Paolo di mantenere le sue ambizioni  e di raggiungere un futuro sereno per sè e per coloro coi quali condivide gli affetti.
In conclusione, la domanda avrà sicuramente una risposta positiva anche se qualcosa non risponderà completamente alle aspettative. Le carte vedono Paolo come persona serena al termine del 2021.

Amen. Basta crederci e farsi su le maniche.

 

 

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