Calcio Giovanile nel Mondo. Gli Under 17 di Tham Luang.

[dropcap]P[/dropcap]oteva essere una tragedia invece è stata una vittoria mondiale, perchè tutto il mondo è entrato in quella grotta per far sentire la propria solidarietà. Commozione per il sub Saman Gunan morto nelle operazioni di scandaglio e di rifornimento ai dispersi. Il sommozzatore aveva lasciato il lavoro per dedicarsi alle operazioni di salvataggio.
Onore agli altri sub, i quali nonostante la drammatica fine del compagno, hanno continuato la loro opera fino al successo finale.


“..li abbiamo trovati, sono tutti vivi… ” con queste parole il governatore della provincia di Chiang Rai (Thailandia) mette fine a una storia quella del ritrovamento, ma ne inizia un’altra, più drammatica, perchè l’operazione di recupero dei 12 ragazzini e del loro allenatore bloccati nella grotta di Tham Luang nel nord della Thailandia, ha vissuto momenti di grandi pericolo, creando nel mondo una grande emozione e senso solidarietà con le famiglie dei ragazzi e con quella del sommozzatore Saman Gunan, morto nell’eroica impresa di salvataggio.

Saman, 38 anni sub provetto, ha perso conoscenza mentre era impegnato nel tragitto di ritorno dai ragazzi che voleva salvare. Era uno dei sub impegnato nella fornitura di bombole di ossigeno, che oltre a servire ai ragazzi erano anche necessarie ai soccorritori che si alternano lungo un  tortuoso tragitto di 1,7 chilometri  (fra cunicoli e aerei e subacquei) che separa il gruppo dei 13 intrappolati dalla più vicina base di rifornimento intermedia nella grotta.
Il cuore dell’eroe, ha ceduto per mancanza di ossigeno nel tratto in cui si trovava e i tentativi di rianimarlo da parte del suo compagno di missione sono stati inutili.

Nella grotta vive un altro dramma, quello dell’allenatore 25enne, Ekkapol Chantawong, “coach Ek” che resterà segnato per tutta la vita da questa terrificante esperienza e per la morte di Saman Gunan. Si è sentito responsabile della situazione per aver condotto i “suoi” ragazzi dopo l’allenamento, nell’esplorazione delle grotte dove sono stati sorpresi da una improvvisa inondazione, restando intrappolati  in una grotta a 400 metri dalla cavità di “Pattaya Beach”, rimasta fortunatemente esclusa dalle inondazioni, e apparentemente non si sono mossi da lì per tutta la durata della loro scomparsa. I soccorritori avevano identificato l’area come l’unica possibile via di salvezza per i dispersi, di cui non si avevano notizie ormai da nove giorni.
I sommozzatori, dopo un primo contatto sono avanzati ulteriormente verso il luogo dove si trovava il gruppo grazie a delle bombole di ossigeno piazzate lungo le pareti del tunnel. In questo modo i sub, costretti ad avanzare nei canali melmosi, praticamente senza visibilità, sono riusciti a restare all’interno più a lungo. Oltre ai mille militari impegnati nelle ricerche, si erano aggiunte squadre di esperti stranieri, tra cui 30 soldati americani.
La fase più drammatica è stata quella di portar fuori i ragazzi, “obbligandoli” a fare, senza esperienza, i sommozzatori in stretti cunicoli subacquei; un medico li ha visitati uno ad uno determinando l’ordine di migrazione dalla grotta verso la salvezza: i più deboli e i più provati sarebbero stati i primi.
Il rischio latente era il panico che poteva impossessarsi dei ragazzi durante il tragitto verso la salvezza; il medico, che li aveva raggiunti nella grotta, aveva rassicurato in questo senso, l’incoscienza data dalla giovane età era una modesta garanzia che i ragazzi avrebbero seguito docilmente i sub esperti per cinque ore sottacqua respirando per la prima volta dalle bombole di ossigeno.
Era l’allenatore, la persona più a rischio in quanto adulto e per di più provato e indebolito per aver ceduto le sue razioni alimentari ai ragazzi. E per di più attanagliato dal rimorso e quindi con un ridotto spirito di sopravvivenza.

Quattro dei dodici ragazzi sono stati tratti in salvo, domenica 9 luglio;  due sono usciti e sono già stati trasportati in ospedale, altri due si trovano al momento al campo base.  I 12 ragazzi sono stati divisi in un primo gruppo di quattro persone, seguiti da tre gruppi di tre. Vengono portati fuori comunque uno alla volta mentre l’allenatore della squadra  sarà l’ultimo a uscire.

La temuta pioggia è arrivata, due ore di diluvio ieri sera sulla grotta Tham Luang, era l’incubo dei soccorritori:  al recupero partecipano 18 sub, 13 stranieri e 5 thailandesi. La pioggia rallenterà il recupero degli altri ragazzi.
Per quei quattro chilometri di tortuoso percorso che aspetta i ragazzi, indeboliti da oltre due settimane da sepolti vivi, a un sub esperto servono cinque ore. Ci sono tratti dove l’acqua è stata in gran parte drenata (oltre 138 milioni di metri cubi pompati all’esterno) e si può camminare, specie tra l’entrata della grotta e la prima base intermedia. Ma più si va in profondità, più quei cunicoli si stringono, si contorcono, salgono e scendono, obbligando chi ci passa a incunearsi in uno scoraggiante labirinto. In alcuni tratti, anche per decine di metri filati, non c’è scelta: serve immergersi e nuotare, a volte in pertugi – il più stretto è di 72 centimetri, il più basso di soli 38 – dove corpo e bombola di ossigeno non passano assieme. Il tutto in un’acqua putrida con zero visibilità, e in alcuni punti con l’impeto di un torrente.


Le operazioni di salvataggio dei ragazzi bloccati nella grotta di Tham Luang, nel nord della Thailandia, per oggi sono concluse.Oggi sono stati recuperati altri 4 ragazzi, dopo i primi quattro portati in salvo ieri. All’interno della grotta rimangono ancora 4 giovani calciatori oltre all’allenatore della squadra, che desta molte preoccupazioni; sarà accompagnato nei cunicoli da un sub psicologo per evitare situazioni di panico con ridotta capacità di soppravvivenza.

Tutti salvi, incubo finito in Thailandia

(Foto Fotogramma/Ipa)

Incubo finito in Thailandia. Tutti i 12 ragazzi e il loro allenatore sono ormai fuori dalla grotta Tham Luang, dove erano intrappolati dal 23 giugno. La conferma arriva dal team Navy Seal che in un post sottolinea come tutto il gruppo sia ora “al sicuro”: “E’ stata portata a termine una straordinaria e ardua operazione di salvataggio che ha affascinato il mondo”, si legge. Quattro esperti,  un medico, un nutrizionista, uno psicologo e un addestratore sub, sono stati al loro fianco più o meno costantemente da quando sono stati trovati all’inizio della scorsa settimana.

L’ultimo a lasciare la grotta è stato l’allenatore, poco prima di lui gli ultimi 4 baby calciatori fatti uscire oggi, terzo giorno di operazioni. A questo punto, il ritorno alla base dei quattro soccorritori, tra cui un medico, che sono rimasti nella caverna con i ragazzi dopo che sono stati trovati rappresenterà la conclusione dell’operazione di salvataggio.

Bagio Michela

 

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