36° Città di Verona – Finale 1′-2′ posto
Esordienti 2012
Virtus – Montorio
di Claudio Ferrari

È una cornice tanto prestigiosa quanto suggestiva quella che fa da sfondo alla finalissima della 36′ edizione del Torneo Città di Verona. Lo stadio Bentegodi, teatro dell’ultimo atto degli Esordienti 2012, è decorato a festa dagli affiatati e appassionati tifosi/genitori giunti nell’impianto, come sempre gentilmente messo a disposizione dall’Hellas Verona, per concludere in modo speciale questo percorso. Montorio e Virtus sono le compagini giunte all’ultimo scalino con vista sul trofeo e che hanno onorato l’impegno con una partita in cui non sono bastati tre tempi per decretare un vincitore.

Virtus – Montorio 2-2 (1-0) – (0-1) – (1-1) 3-1 dcr

Virtus: Ungureanu, Cescati, Mangano, Donà, Zappala, Sidoti, Bonsaver, Baptista, Falavigna, Torsi, Adami, Lughezzani, Pace, Tortora, Dal Pozzo, Caldana, Bombieri, Pagani S., Spinelli, Pagani N.
Allenatore: Luca Ursicino con Paolo Frizzo

Montorio: Cubi, Bighignoli, Danzi, Fontana, Bertagnoli, Vera, Quinzi, Braga, Schaberl, Martini, Magri, Alonso, Genito, Bianchini, Gugole, Aldegheri, Scandola, De Battisti, Zaffanella.
Allenatore: Nicolò Braggio con Nicola Perbellini.

Direttore di gara: Gianluca Perin

Approccio convinto e arrembante della Virtus, figlio di una maggior qualità tecnica che fa tuttavia da contraltare ad un Montorio che senza alcun timore reverenziale si fa valere in una sfida caratterizzata da molta intensità con picchi di agonismo. Quattro minuti è quanto basta per vedere il primo lampo nel soleggiato pomeriggio del Bentegodi, con Lughezzani che lanciato in profondità salta il portiere calciando con poca forza verso lo specchio permettendo il salvataggio sulla linea da parte di Danzi. Particolarmente ispirato per la banda di Ursicino è David Baptista, autore di almeno quattro tiri insidiosi verso la porta presidiata da Cubi. Proprio da una conclusione del numero 8 della Virtus nasce la circostanza su cui cade il fin qui resistente muro neroverde: ad approfittarne è Adami, che si avventa più veloce di tutti sulla respinta con cui il portiere avversario si oppone al destro del compagno facendo esultare il pubblico di fede rossoblù.
Nel secondo tempo il Montorio fa capire che questa coppa la squadra di Ursicino se la dovrà sudare: lancio in profondità su Martini, il quale viene atterrato in area dal portiere. Per Perin è calcio di rigore. Dal dischetto si presenta Alonso, freddo a spiazzare Ungureanu con una soluzione ad incrociare. Cresce di intensità e fiducia il Montorio di Braggio, il quale tuttavia suda freddo nel finale di tempo sulla girata di Bonsaver.
Con un tempo vinto a testa, la terza frazione è quella della verità. Adami fa sussultare la panchina della Virtus, ma il suo tiro in controbalzo sfiora il palo dando solo l’illusione del gol, al 9′ invece viene fuori tutta la caparbietà del neroverde Bianchini, scaltro a rubare palla dentro l’area al suo avversario costringendolo a commettere fallo e concedere il secondo rigore di giornata. Senza remore Alonso, che si ripete stavolta calciando centralmente e di potenza avvicinando il Montorio al sogno. La Virtus si riversa in avanti alla ricerca della rete del pari, il Montorio resiste ma proprio quando inizia a intravedere il traguardo ecco la doccia fredda. Scatto di Bonsaver sulla destra, tocco morbido sul secondo palo e palla in fondo al sacco. L’ultimo brivido è portato dal Montorio, con una punizione di Martini al terzo minuto di recupero che sfiora l’incrocio dei pali lasciando per qualche secondo con il fiato sospeso tutto il Bentegodi.
La finale si decide quindi dal dischetto, Alonso non fa sconti e anche nella lotteria gonfia la rete con un cucchiaio tanto audace quanto efficace. Meno precisi i compagni di squadra, grazie anche ad un bell’intervento di Ungureanu. Il penalty decisivo è quello realizzato da Sidoti, che fa esplodere la festa in casa Virtus e regala il trofeo alla squadra di Ursicino.

Complimenti anche al Montorio che ha accarezzato il sogno fino a un minuto dal triplice fischio, giocando a testa alta contro una squadra che aveva sicuramente qualcosa in più senza mai smettere di crederci.

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