Editoriale
di Enrico Brigi.

Il mondo del calcio giovanile, dopo la brusca sospensione causata dall’emergenza sanitaria del Covid-19, si prepara a ripartire. Il primo segnale arriva dal nuovo Protocollo Sanitario al quale le diverse società sportive dovranno attenersi al momento di tornare a calcare i campi di allenamento. Si tratta di una serie di norme rigide e rigorose necessarie per poter svolgere attività sportive nel pieno rispetto delle nuove norme di sicurezza.

Diversi sono i capisaldi ai quali dirigenti e, soprattutto atleti, dovranno attenersi per non incorrere in nuovi rischi di contagio. La regola principale riguarda il mantenimento del distanziamento sociale di almeno 2 metri la cui osservanza sarà a cura di uno o più referenti tecnici, individuati dalle stesse società e formati in tal senso. Niente docce, che dovranno essere fatte nelle proprie abitazioni, mentre sarà necessario procedere a una continua e frequente sanificazione degli ambienti con l’obbligo di individuare diversi punti di accesso e di uscita agli impianti sportivi, attraverso i quali si dovrà accedere in maniera scaglionata. Non sarà consentito l’accesso a personale estraneo – genitori compresi – e ogni società dovrà dotarsi di un congruo numero di guanti, mascherine e dispensatori di gel nonchè di almeno un termometro in grado di determinare la temperatura corporea di chi è autorizzato a mettere piede all’interno delle singole strutture di gioco.

L’aspetto della sicurezza è sicuramente importante tuttavia riteniamo che un complesso così articolato di norme, senza dimenticare i costi necessari da sostenere per poterle rispettare, renda molto difficile un ritorno alla normalità perduta. Per talune società, inoltre, già circolano voci di inaspettate rinunce alla prosecuzione dell’attività sportiva. Per cercare di capire meglio il sentiment degli addetti ai lavori abbiamo ascoltato il pensiero di alcuni dirigenti ai quali abbiamo rivolto loro alcune domande:

  1. Cosa pensate del nuovo Protocollo Sanitario?
  2. )Le strutture della vostra società sono già in grado di rispettare le nuove norme in materia di sicurezza?
  3. Il rispetto del nuovo Protocollo richiede costi di adeguamento e sanificazione. Qualche società potrebbe riscontrare alcune difficoltà nel proseguire la propria attività sportiva. 

Manlio Giaraffa, allenatore degli Allievi Elitè del Malo risponde così: «Credo che il protocollo sia fatto bene, almeno nel suo complesso. Ci sono, tuttavia, situazioni impossibili da evitare. Il rischio di contatto, in allenamento e partita, ci sarà sempre, credo sia necessario iniziare a conviverci. Nei minori si parla di un rischio pari all’1,5%, un dato che ci consente di pensare al futuro con maggior serenità. Il fatto di non poter fare la doccia non credo sia un problema. Talune società dovranno sicuramente diminuire spese e rimborsi, anche perchè verranno a mancare gli introiti degli sponsor che ridurranno senza dubbio il loro apporto economico. Assisteremo sicuramente a fusioni mentre qualcuno deciderà anche di iscriversi in categorie inferiori. Oggi è importante seguire i protocolli. Resto, però, fiducioso per il futuro perchè andando avanti nel rispetto delle norme le retrizioni potranno diminuire».

Di parere diametralmente opposto è, invece, Rinaldo Campostrini, presidente dell’Olimpica Dossobuono che commenta «A queste condizoni non è possibile che una società dilettantistica come la nostra, con ben tredici squadre iscritte ai vari campionati, possa continuare ad esistere. Si tratta di un problema di spazi e di costi. O rivedono tutto – spero – o inevitabilmente si chiude».

Al pensiero espresso dal massimo dirigente giallorosso si allinea Andrea Quattrina, mister della formazione Juniores del San Giovanni Lupatoto che precisa «Credo che le indicazioni del protocollo siano necessarie ma le ritengo impraticabili per le categorie con giocatori di età maggiore. La nostra società ha già avviato gli allenamenti per i più piccoli e mi sembra che già ora, per merito del responsabile Matteo Anderloni e dei suoi collaboratori, si siano ben organizzati. Da noi la sanificazione sarà svolta da una società specializzata. Ci saranno sicuramente dei costi che possono essere accettabili singolarmente ma che possono diventare eccessivi visti in prospettiva. Spero che i soldi stanziati dalla LND siano resi disponibili per consentire a tutti di ripartire. Comunque, ripartire in modo normale sarà difficile».

Nicola Manzini, dirigente del San Zeno, concorda con le nuove direttive. «Si tratta di un ottimo protocollo – dice – fatto con con la testa e con il cuore per permettere ai ragazzi di tornare in campo. Il documento della Figc contenente una serie di proposte di allenamento mi è piaciuto. Con queste norme molto precise i ragazzi potranno tornare ad allenarsi. Nel rispetto del medesimo protocollo, cercando di sfruttare le nostre competenze professionali, abbiamo adeguato il campo del “Pellini Stadium” in Basso Acquar, dividendo il terreno di gioco in 24 piazzole da 8×25 metri in modo che ogni atleta abbia a propria disposizione 250 mq. Ogni ragazzo, quindi, può svolgere il programma di allenamento creato, nel nostro caso, in collaborazione con il Torino FC». Riguardo, infine, ai costi precisa «Più che i costi attuali, che per ora sono sopportabili, temo di più la fuga dal mondo del calcio da parte degli sponsor, che rischia di mettere in ginocchio diverse società. Tuttavia, spero che prossimamente si possa passare a un protocollo più snello perchè quando si parla dei nostri ragazzi aumenta l’ansia e la paura di sbagliare».

Chiude la serie di interventi Luca Cottini, dirigente del BNC che, pur mettendo sempre davanti la salute degli atleti, solleva qualche punto di attenzione. «Ritengo giusto privilegiare la salute degli atleti – precisa – ma le indicazioni sul mantenimento del distanziamento sono poco compatibili con un sport di contatto come il calcio, sia in allenamento che, a maggior ragione, durante le partite. Nel nostro caso, le dimensioni degli spogliatoi non consentono il rispetto rigoroso delle distanze. Per farlo servirebbero strutture molto più grandi. L’aumento dei costi, in particolare per quelli di sanificazione per i quali non è specificata la frequenza necessaria – aggiunge – senza dimenticare la pressochè certa diminuzione degli introiti da parte degli sponsor, metteranno in difficoltà diverse realtà. L’ultimo punto – chiude – riguarda la necessità di un rigido rispetto delle norme, per le quali la responsabilità resta in capo alla societa, un particolare, questo, che non bisogna sottovalutare».

Come si evince dalle opinioni raccolte, il nuovo protocollo incontra consensi ma anche qualche evidente criticità. In questi casi accontentare tutti è utopistico mentre scontentare il minor numero di persone rappresenta sempre un buon compromesso. L’auspicio, tuttavia, è quello di assistere a una sempre più progressiva diminuzione della forza del virus così da consentire un veloce ritorno alla normalità. Inoltre, un pizzico di “coraggio” e lungimiranza in più di parte di chi è chiamato a decidere può diventare il vero valore aggiunto.

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