Protocollo sanitario per dilettanti.
di Enrico Brigi.

Dopo il cosiddetto “calcio dei grandi” anche il calcio dilettante, e in particolare il mondo del calcio giovanile, è pronto per ripartire. La curva epidemiologica, nonostante una prevedibile ma ancora contenuta ripresa dei contagi, ha parzialmente rasserenato la situazione. Da qui l’emanazione di un nuovo protocollo sanitario che le società sportive saranno chiamate a seguire in maniera assolutamente scrupolosa. Si tratta, in buona sostanza, di una serie di misure almeno in parte meno restrittive di quelle contenute nel protocollo precedente, al fine di poter consentire una ripartenza in grado di convivere con un pericolo che non ha ancora deciso di alzare bandiera bianca.

L’insieme delle disposizioni contenute in questo nuovo documento datato 10 agosto 2020 riguarda tutte le figure: atleti, dirigenti, gestori impianti sportivi, genitori. I capisaldi del nuovo regolamento sono sostanzialmente questi: a) autocertificazione b) certificato medico idoneità sportiva agonistica c) rispetto delle norme sanitarie d) formazione e) distanziamento sociale.

L’accesso agli impianti sportivi sarà consentito solo agli atleti tesserati in possesso, quindi, di regolare certificato medico e autocertificazione. Durante gli allenamenti tutte le attività si dovranno svolgere mantenendo il consueto distanziamento sociale, stabilito nella fattispecie in minimo due metri. Diverso, sembrerebbe, il discorso agonistico in quanto il calcio è sport di contatto e come tale sembra permettere lo svolgimento delle partite. Ogni atleta dovrà avere una borraccia personale e, soprattutto, dovrà utilizzare delle scarpe solo ed esclusivamente per l’attività sul campo. Le docce saranno consentite sul posto ma sempre e sole se viene rispettata la distanza minima di un metro, diversamente si dovrà fare a casa. Durante gli spostamenti obbligo – per tutti -=di indossare la mascherina.

Sul discorso pubblico c’è stata un’apertura – meno sulle partite a livello nazionale dove rimane l’obbligo delle porte chiuse – nel senso che sono ammesse fino a 1.000 persone all’aperto e massimo 200 al chiuso. In entrambi i casi l’accesso sarà reso possibile solo mediante prenotazione e assegnazione del posto, sempre nel rispetto di almeno un metro di distanza tra una postazione e un’altra. Una cosa più facile a dirsi che a farsi che creerà non poche difficoltà alla diverse società, soprattutto quelle meno attrezzate in tal senso. Società, poi, che dovranno stabilire diversi punti di accesso e di uscita per evitare “scomodi incroci” identificando alcuni punti di accoglienza dove poter misurare la temperatura corporea, lasciando sull’uscio tutti coloro con un rilevazione superiore a 37,5°. Tutti gli impianti dovranno essere periodicamente sanificati obbligando tutte le società a costi che per talune potrebbero diventare pericolosamente insostenibili. Infine la necessità di un medico ovvero di una persona esperta, formata dalla società, in grado di vigilare attentamente sul rispetto scrupoloso di quanto sopra esposto. In ogni caso un medico, in caso di necessità, deve essere sempre raggiungibile. Tale figura, medico o persona formata dalla società, dovra collaborare con il gestore dell’impianto e dovrà verificare che tutte le norme sanitarie vengano rispettate.
Non mancano, infine, anche alcune disposizioni “curiose” come quelle di tenere le porte dei locali aperte invitando, nel caso fossero chiuse, a non utilizzare le mani per aprirle con la maniglia. Si tratta, comunque, di “simpatici” dettagli.

“Dulcis in fundo”, la responsabilità oggettiva che cade inevitabilmente sul legale rappresentante della società. Ma questa, sappiamo bene, seppur da molti non appieno condivisa, non è certo una novità ma una conferma.

Il calcio giovanile, quindi, riparte anche se alcuni “paletti”, seppur dettati dalla necessità sanitaria di contenere e allontanare il più possibile la ripresa della curva epidemiologica, rischieranno di mettere in difficoltà più di una società sportiva.
La voglia di ricominciare, comunque, è tanta e crediamo sia giusto provarci con l’auspicio di fare con il tempo un passo avanti e non due indietro.
Nessuno vuole fare la figura del gambero.

(la Redazione coglie al volo. con questa conclusione, l’assist del suo Condirettore, Enrico Brigi, per passare la palla a Cosimo Sibilia e al ministro Vincenzo Spadafora)

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