Arbitri e violenze
Legge n° 401 del 1989.
di Rodolfo Giurgevich

Per contrastare le violenze contro i direttori di gara, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che equipara arbitri (ed assistenti) ai pubblici ufficiali nel caso di violenze personali durante una manifestazione sportiva.

È stato infatti ufficialmente modificato l’articolo 583-quater del Codice Penale  (Lesioni personali gravi o gravissime a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, nonche’ a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attivita’ ausiliarie ad essa funzionali). Nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, le lesioni gravi sono punite con la reclusione da quattro a dieci anni; le lesioni gravissime, con la reclusione da otto a sedici anni. La svolta consente di rispondere agli impuniti episodi che vedono troppo spesso i direttori di gara subire ignobili aggressioni durante lo svolgimento di manifestazioni sportive.

Condividiamo la soddisfazione del presidente dell’Aia Antonio Zappi « Sto provando una grande gioia ed emozione per l’approvazione di questa legge storica. La tutela degli arbitri entra finalmente nel codice penale ed è il frutto di mesi di lavoro e di incontri con i quali abbiamo portato all’attenzione politica e mediatica questa emergenza sociale.»
Da oggi quindi chi compie atti di violenza nei confronti degli arbitri, rischia le medesime pene di chi aggredisce gli agenti di pubblica sicurezza compreso il carcere.  La norma, nell’omologare la punibilità e le pene, comprende infatti tutte le figure tecniche che assicurano la regolarità delle competizioni.

Misura necessaria sicuramente che diventa comunque una sconfitta per lo sport che non dovrebbe aver bisogno del Codice Penale per far rispettare gli arbitri.
Per noi che seguiamo l’aspetto educativo dei giovani, da sempre invitiamo genitori, allenatori e dirigenti all’accettazione serena delle decisioni arbitrali e della sconfitta come momento di miglioramento. C’è chi invece a distanza di oltre 60 anni non accetta e riesce quasi a giustificare l’aggressione brutale ad un arbitro.

Sto parlando di Bruno Tassini, arbitro dell’Aia di Verona e socio benemerito del Gruppo Veterani Sportivi Veronesi.
Il 3 febbraio 1952 durante un’innevata partita fra Legnano e Bologna, con le squadre sul 2-2 a pochi minuti dal termine, BrunoTassini assegnò un calcio di rigore ai felsinei. Il pubblico si scatenò con palle da neve tanto da far scrivere (esagerando) sulla Gazzetta dello Sport:  “il lancio delle palle di neve oscurò il cielo”  il che obbligò l’arbitro a sospendere la partita e rientarre negli spogliatoi.

Così scriveva un corrispondente di Legnano: “A tre minuti dal termine, la tragedia sportiva prese forma: un pallone vagante, un tocco di Tubaro, un braccio forse largo, forse no…” quasi a indicare il probabile errore arbitrale. Lo stesso corrispondente non sottillizza poi sulla brutale aggressione subita da Tassini alla Stazione Centrale di Milano da parte dei tifosi del Legnano, parla infatti di ” schiaffi…” in realtà Bruno Tassini perse otto denti. Per Legnano News a distanza di 67 anni: “un evento che tutti i tifosi “celebrano” come l’ingiustizia più grave subita dal calcio lilla nella sua storia ultracentenaria.”

Così non si fa educazione sportiva, anche questa è incitazione alla violenza.
Un’altra sconfitta per lo sport.

Da oggi non sarà più così.

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