Personaggi del calcio giovanile. Luigi Buchi.
di Nicola Manzini.

Chi conosce Luigi Buchi ne apprezza la pacatezza ed i modi gentili ed eleganti e ammira le modalità con le quali trasmette le proprie idee. C’è chi nasce con carisma e lui ne ha molto. Classe 1963 dottore commercialista, esperto di calcio giocato e dei numeri del calcio, Presidente della Asd San Zeno 1919. Guida nel lavoro una squadra affiata e determinata e nel calcio un direttivo efficace e competente.

L’abbiamo incontrato e abbiamo scoperto qualcosa di lui; come stai vivendo questo periodo??

Ciao Nicola, ti confesso che dopo l’iniziale sensazione di smarrimento, non sto vivendo “così male” questo periodo perché credo e spero che sia un’occasione per flettere su molte cose e soprattutto sui veri valori della vita che la frenesia del nostro quotidiano ci aveva fatto un po’ dimenticare. Diciamo che da un lato mi sono rassegnato alla lontananza dai nostri ragazzi, dai campi di calcio e a tutte le altre restrizioni che stiamo subendo per effetto della pandemia. Dall’altro il lavoro mi tiene abbastanza occupato e forse non mi dà il tempo di pensare a tutto quello che mi manca della mia quotidianità. Alla fine, ciò che mi rincuora davvero è sapere che i nostri ragazzi, per ora, stanno bene e quindi che le rinunce sin qui sono servite.

 Quando avete deciso di sospendere l’attività dei ragazzi?

Abbiamo deciso subito, credo siamo stati la prima società a sospendere tutto anche gli allenamenti. Non appena è uscito il primo provvedimento di sospensione delle attività scolastiche ritenendo che se non c’erano le condizioni per andare a scuola men che meno ci sarebbero state quelle per fare sport.

Ti mancano i tuoi ragazzi?

Mi mancano sempre anche quando siamo in attività, figurati ora che da più di un mese attendiamo nella speranza…

Cosa ti manca di più? La partita o ti mancano di più gli allenamenti?

Il profumo dell’erba appena tagliata, il piacere di sentire il primo tepore primaverile e di svolgere gli allenamenti alla luce del sole senza l’impiego dell’illuminazione artificiale. Tutto questo mi manca, unitamente anche, all’adrenalina della competizione.

Raccontaci quando hai iniziato a giocare a calcio e la tua storia calcistica?

Credo di aver giocato a calcio anche prima di nascere…perché ovunque guardi nel mio passato, sempre ricordo di aver rincorso e calciato un pallone! Diciamo che ufficialmente ho iniziato a otto anni (ai miei tempi non si poteva iniziare prima non c’era la cosiddetta scuola calcio) con i tornei a sette organizzati dalla Virtus,  società nella quale ho anche giocato nelle categorie pulcini ed esordienti. Poi, nel 1978, da giovanissimo, sono arrivato a San Zeno dove ho completato la mia formazione calcistica giovanile prima di iniziare l’esperienza nel “calcio dei grandi” in categoria, dove ho disputato sette campionati di prima categoria con le maglie di Parona, Audace, San Zeno e Zevio. Nel 1990 ho terminato la mia modestissima carriera agonistica perché gli impegni lavorativi non mi permettevano più di conciliare calcio e lavoro e … visto che non mi mantenevo con il calcio… la scelta era obbligata!

Come sei arrivato a San Zeno?

A San Zeno, come ti ho già detto, arrivai nel 1978. In quell’anno il San Zeno faceva, con la categoria Giovanissimi, il campionato regionale (era l’unica società del Veronese) ed ebbi la fortuna di essere preso per questa esperienza per me nuova e molto stimolante.

Perché sei rimasto a San Zeno?

Rimasi letteralmente inebriato dalla particolarità del campo “La mitica Busa”e dalle qualità umane, oltre che tecniche,  del mio primo allenatore a San Zeno: il Presidente Casale.

Il progetto scuola calcio sanzenate quando è ripartito? Siete soddisfatti dei risultati?

Nella stagione 2013/2014. Sicuramente lo siamo, abbiamo 22 squadre e 400 tesserati, dai primi calci alla prima squadra, anche se il mio desiderio di migliorare mi porta a dirti che c’è ancora tanto, anzi, tantissimo da fare. Per cui guai ad accontentarsi!!! Il Torino, vostro partner ormai da qualche anno, vi ha aiutati in questo progetto?

E’ stato essenziale per la crescita del nostro movimento. Per migliorare, in ogni ambito della vita, devi avere bravi insegnanti. Noi, grazie alla formazione che facciamo con lo staff del Torino, stiamo imparando molto come organigramma tecnico. Migliorando siamo in grado di insegnare meglio ai nostri ragazzi che apprendono e crescono sia a livello tecnico che educativo.

Dall’anno scorso il Torino vi ha fatto fare un salto di qualità, ci spieghi in cosa consiste?

Prima eravamo una delle 55 Academy che hanno nel mondo. Da quest’anno siamo una delle quattro società satellite. Al di là della soddisfazione c’è il riconoscimento di un lavoro svolto con passione e con efficacia in questi quattro anni e l’impegno a continuare in un percorso di crescita coordinato e diretto dallo Staff del Dottor Coppola Teodoro responsabile del progetto Torino Academy.

Quindi i vostri tecnici sono in stretto collegamento con Torino.

Certo i nostri tecnici svolgono quattro sessioni formative all’anno con il Team del Dottor Coppola, due presso le nostre strutture a Verona e due a Torino. Poi vi sono momenti di condivisione e formazione via Skype. Insomma non siamo mai soli, quando c’è bisogno possiamo chiamare e chiedere supporto a 360 gradi. Se i nostri tecnici hanno tempo e voglia possono recarsi a Torino e partecipare alle sedute di allenamento gestite dal settore giovanile del Toro.  Sono davvero tutte grandi opportunità.

Ma qual è il tuo progetto, la tua idea, di calcio giovanile?

Il calcio è un gioco e il gioco è divertimento. Per la “proprietà transitiva”, per me, il calcio deve essere divertimento! Per divertirsi i nostri ragazzi devono trovare piacere e soddisfazione che sono sensazioni che puoi provare solo se riesci a dare il meglio di quello hai. Il mio progetto o, per non sembrare troppo ambiziosi, la mia idea per il calcio giovanile è che sia sempre di più un momento di divertimento formativo e d educativo per i nostri ragazzi. E per far sì che si divertano nell’imparare dobbiamo cercare, noi allenatori, di essere bravi, preparati, educati ed appassionati nell’insegnare. E’ come a scuola: se hai la fortuna di avere un bravo insegnante ti appassioni alla materia altrimenti…

A San Zeno siamo sulla buona strada per realizzarla?

Spero di sì, quantomeno ci stiamo provando.

Si parla tanto di questo Pellini Stadium? Il San Zeno abbandona la mitica Busa?

No di certo! La Busa è la nostra storia, il nostro passato, il nostro presente e, speriamo, il nostro futuro. Il Pellini Stadium è una struttura nuova in Casso Acquar che è sorta sul vecchio campo della Tebaldi più funzionale alle esigenze di crescita del nostro settore giovanile che ci permetterà di migliorare la qualità e l’organizzazione anche logistica di quello che facciamo. Ci sono vari spogliatoi con tre campi in erba appena completati uno a 11, uno a 7 ed uno a 5 tutte le infrastrutture saranno adeguate anche con un illuminazione da serie A.

Abbiamo parlato di scuola calcio ma il settore agonistico è stato bloccato da questo virus per alcune annate nel momento migliore del campionato….qualche rammarico?

Dispiace perché è sempre bello giocare a calcio non parlare di calcio e in questi mesi siamo costretti solo a parlare. Ma la salute dei ragazzi (e non solo la loro ma quella di tutti, ovviamente!) è la sola cosa importante! E’ stato un peccato fermarsi anche perché alcune delle nostre squadre stavano disputando campionati davvero di spessore. Alla fine, però, l’unico risultato che conta è che non si siano ammalati e che la pandemia venga superata con il minor danno possibile.

Federazione: condividi le decisioni prese o anche Voi come altre società eravate in difficoltà visto che si voleva proseguire in tutti i modi?

Noi, come ho già detto, abbiamo da subito deciso di fermare le nostre squadre. Avevamo anche preparato una lettera che avremmo inviato alla Federazione qualora non si fossero fermati i campionati, nella quale spiegavamo le ragioni morali per le quali non ritenevamo di esporre i nostri tesserati ad un rischio che ci sembrava già all’ora (oggi lo abbiamo capito tutti!) inaccettabile.

Il futuro del calcio come lo vedi?

Non saprei; potrei dirti più facilmente come lo vorrei! Mi piacerebbe un calcio genuino, come quello che più di quarant’anni fa ho avuto la fortuna di praticare, giocato per il piacere di fare sport e per il divertimento di condividere il gioco più bello del mondo.

Chiudiamo con un tuo personale augurio, ti va??

Considerato anche il momento credo che l’unico augurio che di cuore mi sento di fare a tutti è che la salute possa accompagnare la vita di ognuno, appassionati e non, praticanti e non, del nostro grande gioco del calcio.

Gigi Buchi ci ha proposto la sua idea di calcio: il piacere di fare sport e stare assieme. Sicuramente sono le cose che in questo marzo 2020 mancano tanto anche a tutti noi.
La libertà di stare assieme è sicuramente uno dei valori più preziosi che abbiamo e che avevamo dimenticato quanto fosse importante.

 

 

 

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