Intervista di Michele Cannas
Copertina Credit: @accademia_ciclismo_fabioaru, Instagram
Per Fabio Aru, ciclista di fama mondiale da poco tempo ritiratosi, che una scuola di ciclismo non l’ha mai potuta frequentare, aprire un’accademia a suo nome è stato più di un semplice traguardo, fra i tanti raggiunti in carriera.
E a Villacidro, nel sud ovest della Sardegna, dove il campione di ciclismo è nato, ora andare in bici ha un significato diverso.
Nel 2017, dopo aver vinto la Vuelta a España e aver indossato la maglia gialla del Tour de France, Fabio Aru è al vertice della sua carriera da professionista. È partito molto presto dalla sua Sardegna – appena diplomato – per quello che, nelle isole, è chiamato il “continente”. Un continente lontano e diverso, ma che è riuscito a dare ad Aru il futuro che neanche lui avrebbe immaginato.
«Le mie giornate erano scandite dagli allenamenti di tennis e calcio, e nei momenti non sportivi c’era la scuola», ricorda il campione, «poi la bici è entrata nella mia vita, inizialmente come semplice mezzo di trasporto, poi come vero e proprio sport». Uno sport che, in quel momento e in quel luogo d’Italia, non aveva tanto seguito. «Le società erano poche, le gare abbastanza rare e per la maggior parte all’interno del circuito regionale», ricorda Fabio Aru.
Come tanti suoi corregionali, il ciclista è dovuto partire per realizzare i propri sogni. Dopo qualche anno in una squadra di Ozieri, la Ozierese Carrera, in provincia di Sassari, Aru è partito per Bergamo, dove i suoi allenatori l’avrebbero sempre spinto a dare il massimo.
Giovani e sport sono sempre andati d’accordo, ma è necessaria un’idea di condivisione dei valori ben solida per accogliere i ragazzi e le ragazze. Per questo motivo, nel 2017, con la squadra Piscina Irgas 3C di Villacidro, Aru capisce che il miglior modo per dare una maggiore opportunità ai tanti giovani che, anche grazie a lui, si sono avvicinati al ciclismo, sia creare una scuola.
L’Accademia Fabio Aru è una realtà che oggi sostiene tanti giovani di Villacidro e dintorni a iniziare questo percorso di sport e valori. «Uno degli obiettivi della scuola è cercare di accorciare le distanze tra Sardegna e Italia, e non solo quelle fisiche», ammette Aru, che ricorda bene i sacrifici iniziali che ha dovuto compiere. «Il nostro mare è prezioso, ma troppo spesso diventa un ostacolo alla realizzazione delle idee dei giovani sardi. Io stesso ricordo la sofferenza provata nel poter passare solo un mese all’anno con la mia famiglia, a vent’anni».
La scuola oggi ha tre coach tesserati che svolgono allenamenti per le diverse categorie che l’accademia segue, e i bambini dai sei agli undici anni possono in questo modo imparare le principali discipline ciclistiche: ciclocross, mountain bike e strada. «Ho deciso di far iniziare questa attività proprio qui, a Villacidro, con la squadra che per prima mi ha accolto. Ammetto che è una bellissima soddisfazione poter dare ai ragazzi quello che io non ho potuto avere».
In questo momento, la scuola di ciclismo dispone di una struttura al chiuso e di un terreno all’aperto in cui svolge due allenamenti settimanali. «Da marzo a settembre i ragazzi possono partecipare alle gare: noi ne organizziamo due o tre all’anno, per le altre bisogna spostarsi nell’isola». Una giusta dose di sana competizione che, come poi aggiunge Aru, «aiuta sempre a dare di più».
Tra i tanti obiettivi della scuola, quello di poter dare ai giovani un ambiente sereno in cui crescere, anche sportivamente, è tra i principali. «Nel ciclocross, settore nel quale ho gareggiato i primi anni di ciclismo, si respira un’aria familiare, serena. I tifi e le esigenze sono meno ispidi, l’atmosfera è più semplice», ricorda il ciclista, che sa bene quali siano invece le richieste del mondo del professionismo. «Con l’Accademia Fabio Aru vorremmo insegnare soprattutto questo ai piccoli: non dare nulla per scontato. Il ciclismo è uno sport che non dà subito i frutti, spesso non premia l’impegno, e ha bisogno di una costanza di ferro», dice Fabio Aru, che aggiunge «il tutto e subito non esiste, e questo è importantissimo da far capire nei primi anni di approccio allo sport in generale, in particolare nel ciclismo».
Il rapporto di Aru con la sua isola è quello di una persona che ha dovuto lasciare casa per ricercare i propri stimoli, la propria crescita. «È bene considerare che per noi, delle isole e del sud in generale, arrivare ad alti livelli è più difficile. Solo il doversi spostare per una gara nella penisola comporta costi e tempi molto più elevati, rispetto a chi deve fare qualche chilometro in auto», dice non senza rammarico Aru, che sogna un altro campione sardo nel futuro più prossimo.
La Sardegna non manca di salite, discese e pianure, tutte caratteristiche che possono permettere ai ciclisti di allenarsi ed avere tutte le carte in regola per poter gareggiare. Tuttavia, è necessario un appoggio da parte delle istituzioni, e il poter creare realtà giovanili dovrebbe essere molto più semplice e sovvenzionato.
Aiutare le piccole realtà di giovani a crescere, organizzare più eventi e gare, e sostenere le squadre dell’isola sarebbe, certamente, un ottimo punto di partenza, al quale anche Fabio Aru spera di poter assistere il prima possibile.
Nato nel sud della Sardegna, classe ’99 e studente di Editoria e Giornalismo.
Aspirante giornalista, appassionato di video-making, da sempre condivide i valori dello sport e delle attività giovanili.
Ora ha deciso anche di raccontarle.
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