Ecco la riforma dello sport.
di Nicola Manzini

Come abbiamo anticipato qualche giorno fa, quando parlavamo di liberalizzazione del vincolo ecco arrivare con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di ben cinque decreti (uno, il primo- è ancora in discussione) la riforma dello sport che trae origine dalla L. 86/2019.
L’originale bozza di testo unico sullo sport è stata suddivisa in sei decreti, vediamoli quali sono e cosa trattano:

il primo, quello su cui si sono concentrati fino ad ora le maggiori critiche e che al momento è quello non ancora formalmente approvato, reca le misure in materia di ordinamento sportivo (quindi i compiti e le funzioni del Coni, del Cip, della società Sport e salute spa e del dipartimento sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, delle Federazioni, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, dei gruppi sportivi militari e di Stato);

il secondo disciplina le associazioni e società sportive dilettantistiche e professionistiche, i tesserati e i rapporti di lavoro nello sport;

il terzo i rapporti di rappresentanza degli atleti e delle società sportive e di accesso ed esercizio della professione di agente sportivo;

il quarto la normativa in materia di ammodernamento o costruzione di impianti sportivi;

il quinto la semplificazione degli adempimenti relativi agli organismi sportivi e l’ultimo,il sesto, reca misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali.

Impossibile, al momento, fare previsioni sulla tempistica della loro eventuale entrata in vigore; possiamo solo ricordare come i testi già prevedono, per la parte sul lavoro sportivo, l’entrata in vigore a far data dal 1° settembre 2021.

Diffidenza e scetticismo pervadono i cultori della materia.
Ciò che balza all’occhio principalmente è che il mondo dello sport ha sempre avuto, un unico referente, il CONI. Sarà necessario a questo punto prendere atto invece (in parte già sta succedendo con i provvedimenti per lo sport della legislazione emergenziale) della suddivisione di compiti che si avrà tra Coni, Sport e salute e dipartimento della Presidenza del Consiglio del Ministri.

Lo stesso “registro Coni delle società e associazioni sportive dilettantistiche” non sarà più tenuto dal Coni ma dal Dipartimento Sport, avvalendosi delle strutture di sport e salute.

Quale sarà la ratio in forza della quale, invece, sarà possibile costituire anche società di persone sportive dilettantistiche, che a quel punto, saranno gli unici soggetti giuridici sportivi con la responsabilità illimitata dei soci?

Dovremo leggere ciò che sarà scritto per ora solo supposizioni.
Speriamo possa essere confermata la possibilità, per le Asd, di ottenere il riconoscimento della personalità giuridica con la mera iscrizione al registro delle associazioni, senza la dimostrazione di alcuna minima consistenza patrimoniale.

Per le SSD viene introdotto un principio, mutuato dalla nuova disciplina sulla impresa sociale (D.Lgs. 112/2017), per il quale sarà possibile distribuire, con determinati limiti, ai soci il 50% degli utili prodotti.
Questa novità da una prima lettura potrebbe, in maniera molto parziale, aiutare a ricercare capitale privato disposto ad investire nello sport dilettantistico.

Quanto al lavoro sportivo dilettantistico è la parte che presenta, invece, indubbi profili di criticità.
La sensazione è che si sia passati da un regime in cui nessuno era tutelato ad uno in cui sono diventati tutti lavoratori (compresi i direttori di gara!).
Invece di procedere attraverso una tipizzazione del lavoro sportivo dilettantistico si è lasciato aperto il ventaglio di tutte le forme previste dalla nostra vigente legislazione (subordinato, autonomo, occasionale, collaboratore coordinato e continuativo) con aliquote previdenziali differenziate.

Tolto alcune figure di dirigenti o di tecnici, rarissimi saranno gli atleti dilettanti che raggiungeranno, con i contributi versati per detta attività, un minimo “contributivo” accettabile per poter andare in pensione.
A meno che, alla fine, tutti “rimangano in fascia esente” sotto i diecimila euro e, come nel gioco dell’oca, si dovrà ripartire dalla casella zero.
Vediamo cosa esce dai dadi.

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