Tragedie nello sport.
Profilo di Chiara Ugolini
di Paola Fuggetti
« Lo faccio per lei, lo faccio per lei, per farla conoscere, perché è una ragazza che merita…». È questo l’esordio dell’intervista a Mario Zorzi, Direttore Sportivo della Società Volley Palazzolo ASD, che negli ultimi sei anni ha visto Chiara Ugolini sia nel ruolo di giocatrice (l’ultima volta la scorsa settimana all’allenamento) sia in quello di allenatrice della S3, il “minivolley”.
Chiara, nata nel luglio del 1994, è approdata nel 2015 nella Volley Palazzolo ASD come giocatrice, raccogliendo subito soddisfazioni a livello personale e professionale. Già l’anno successivo Mr. Zorzi le propone di frequentare il corso per diventare allenatrice per i bambini delle elementari, della categoria S3. Con entusiasmo Chiara accetta, sia per l’amore per la pallavolo che per la propensione verso i bambini. Mario Zorzi mi racconta di quanti messaggi di cordoglio stia ricevendo dalle famiglie dei bambini che Chiara ha allenato, di quante manifestazioni di affetto. Proprio come quando era in palestra ad allenare: i bambini spesso le portavano un disegno, un lavoretto fatto apposta per lei, un regalino. Quei gesti semplici che racchiudono in sé la dimostrazione di quanto si facesse amare. E lei andava in brodo di giuggiole. Non era rigida come insegnante, per lei era molto importante evidenziare l’aspetto ludico dello sport. Ci sarebbe stato il tempo per le regole ferree. Era l’allenatrice che insegnava, certo, (è stata seconda allenatrice per l’allenatore Pietro Le Grottaglie la squadra Under 16) ma faceva anche giocare, faceva divertire i giocatori in erba con esercizi di psicomotricità alternati alla tecnica pallavolistica. Non a caso, quando nelle scuole primarie del Comune di Sona veniva organizzata la Festa dello Sport, Chiara accompagnava sempre il Direttore Sportivo per far conoscere la pallavolo ai più piccini.
«Una peculiarità di Chiara? Era diretta. Non faceva giri di parole, quel che pensava diceva, nel bene quanto nel male. Anche se era una cosa scomoda” da dire o da sentirsi dire. Era una persona trasparente. Questo non l’ha esentata dalle difficoltà interpersonali, anzi. La sua spontaneità a volte la faceva risultare simpatica a chiunque. Ma chi la conosceva, sapeva che lei su questo aspetto era autoironica, era capace di mettersi in gioco e di prendersi in giro ».
Gloria F. (Capitano della squadra fino alla scorsa stagione, quando ha lasciato la squadra), sua compagna di squadra, racconta come pur essendo 7 anni più grande di Chiara, tra loro nasce una profonda amicizia.
« Chiara è pazzesca, solare, positiva, matura sempre disponibile ad ascoltare ad aiutare gli altri.»
Per Gloria e Chiara è la nascita di un rapporto che in poco tempo passa da “compagne di squadra” ad “amiche, quasi sorelle”. Tantissime ore in palestra, ma oltre a questo una condivisione quotidiana di eventi ed emozioni.: « mi accorgo ora di quanto con la sua amicizia mi abbia lasciato ». L’allenamento del mercoledì sera, in questo 8 settembre, viene cancellato perché le compagne di squadra di Chiara hanno bisogno di ritrovarsi, ma non riescono a giocare. E così Gloria le ha radunate tutte nell’intimità di casa sua ed in questa intervista si fa portavoce di tutta la squadra, i pensieri su Chiara sono pensieri condivisi.
Gloria ritorna su ricordi felici, allontanandosi per un momento dal pensiero di quanto è successo. E così racconta di quando, 3 anni fa, decide insieme a Chiara ed ad un’altra loro strettissima amica, anch’essa di nome di Chiara, di fare un tatuaggio. Avrebbero tatuato tutte e tre la loro passione, ovvero il pallone da pallavolo, rivisitato a modo loro. Quel tatuaggio lo faranno, ma nella realtà non è stata una brillante idea: il tatuaggio per tutte e tre è bruttissimo. Eppure da quel giorno lo hanno guardato insieme centinaia di volte, ridendo.
Mi racconta degli allenamenti d’inverno, con la palestra fredda. Chiara era così, “freddolosa e lamentona”: si bardava dalla testa ai piedi e si allenava con la felpa, ore ed ore. Ma nulla, quella felpa non la toglieva nonostante arrivasse a fine allenamento sudatissima.ma d’altronde agli occhi di Gloria e delle compagne di squadra, Chiara era una che non mollava mai. Si impegnava, teneva duro e quello che c’era da fare faceva. In questo è stata un grande esempio per tutte noi, che ambivamo a diventare come lei.
E poi l’amore con Daniel, un amore vero intenso, fatto di sogni e progetti, ma anche del desiderio di essere sempre insieme, il più possibile. Chiara ci ha creduto, lo ha coltivato nel modo più bello che si possa immaginare. « Volevano sposarsi all’estero, viaggiare…questo inverno finalmente avrebbe fatto il viaggio che da anni sognava. Dopo il viaggio a Parigi annullato a causa dell’attentato, poi un viaggio rimandato per problemi che l’hanno costretta a casa per un periodo, poi il Covid…. A noi amiche ha fatto trapelare il fatto che lei e Daniel avevano prenotato finalmente un viaggio per questo inverno, ma non ci ha voluto dire dove per scaramanzia ».
Sia Zorzi che Gloria parlano di Chiara e Daniel come di una coppia bellissima, affiatata, unita da quell’amore che ha fatto letteralmente sbocciare Chiara, “da ragazzina a donna”, come mi dice Giorgia. Era semplice, umile e bella. Mal sopportava anche i complimenti più delicati e raffinati, mostrarle apprezzamenti per la sua bellezza era mal tollerato. Questi erano i casi in cui Chiara ergeva un muro, era tutt’altro che presuntuosa.
Ho chiesto a Gloria se Chiara le avesse mai parlato di problemi con Emanuele Impellizzeri, il vicino di casa reo confesso dell’omicidio di Chiara. Pur sentendosi anche più volte al giorno, pur parlando di qualsiasi argomento, pur condividendo ogni piccolo evento del quotidiano, Chiara non aveva mai fatto cenno di litigi o preoccupazioni circa l’atteggiamento del vicino. Non c’era alcun segnale che potesse far pensare a Chiara di essere in pericolo. Se si fosse sentita in pericolo, se avesse notato atteggiamenti ambigui, Chiara ne avrebbe parlato, avrebbe chiesto aiuto, avrebbe fatto qualcosa.
Chiara era felice. Aveva trovato l’amore della sua vita, il desiderio di sposarsi con Daniel era ogni giorno più forte e (forse) non così lontano nel futuro, il sogno di avere bambini era lì, nel suo cuore. Il lavoro nel negozio della famiglia di Daniel. Il viaggio alle Maldive prenotato per la fine dell’anno. Una laurea in Scienze Politiche a Padova un anno fa, ad ottobre, raggiunto dividendosi tra il lavoro, gli allenamenti, le partite e le trasferte.
Sogni, desideri, traguardi raggiunti con fatica, abnegazione e semplicità. Quella felicità che ti fa sorridere e ti fa apparire ancora più luminosa agli occhi di chi ti guarda.
Purtroppo quella luce è stata spenta da chi in quella luce ha trovato il lampo della ferocia.
nata a Padova il 13 maggio 1977, mamma di due bambine, risiede a Verona col marito Marco Peroni; nel tempo libero è attrice teatrale per la Compagnia Teatrale “Modus Vivendi”; laureata in Scienze della Comunicazione collabora da oltre due anni con la testata GiovaniSport con la quale ha conseguito l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti nell’ottobre 2020. In Redazione svolge il ruolo di Relazioni Pubbliche, di promuovere inchieste e sostenere nuovi sport.
Attualmente è anche condirettore della testata AltrEtà.it dedicata alle fasce senior.
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