♥ Fine anno sportivo con Giuseppe Ruzza.
Anno sofferto per il calcio giovanile, ricco di eventi positivi ma anche di episodi che hanno prodotto un’immagine tutt’altro che educativa dello sport. Chiudiamo questo 2018 insieme al Presidente del Comitato Regionale Veneto, Giuseppe “Bepi” Ruzza, con il quale ci siamo confrontati su alcuni argomenti.
Come un torrente in piena il Presidente ha esondato umanità per una chiacchierata fra amici, ricca di spunti di riflessione sull’operato del CRV e sui risultati sin qui raggiunti e sulle prospettive per i prossimi scenari.
Sta per concludersi un anno tribolato, molte soddisfazioni dal Giovanile ma anche tanti pensieri per i campionati di serie D, Eccellenza e Promozione che alla fin fine influiscono anche sul Giovanile. In assoluto qual è stata la soddisfazione più grande dell’anno?
“Sono state diverse le soddisfazioni raggiunte quest’anno. In primis, visto che siamo sportivi, la vittoria del titolo nazionale della nostra rappresentativa allievi in Abruzzo e la vittoria del titolo nazionale dei Giovanissimi con la Liventina e degli Allievi con il Giorgione, io ero presente e posso dire che sono state vittorie decisamente meritate. Grazie al lavoro delle Società, non tanto merito del lavoro del Comitato: il Comitato gode dei meriti altrui. Per la Rappresentativa abbiamo solo saputo scegliere le persone giuste, questo sì, tutti ragazzi eccellenti, sia per comportamento sia per qualità tecnica.
Quindi bilancio positivo o quali sono le linee d’ombra che lei vede?
“Il bilancio è assolutamente positivo, sotto ogni punto di vista, perché abbiamo saputo gestire diverse situazioni potenzialmente critiche riuscendo ad arginare le criticità. Se lei pensa che il Villafranca è stata l’ultima società ad essere ripescata per la serie D, può immaginare quanto abbiamo sofferto noi per la composizione dei nostri gironi dall’Eccellenza alla Seconda categoria, perchè dipendavamo dal ripescaggio o meno del Villafranca. Se poi ci mettiamo che il Mestre ha chiesto il declassamento nel Campionato di Eccellenza e anche quell’autorizzazione è arrivata in ritardo, la volontà del Bassano di partire direttamente dalla Promozione anziché dalla Prima categoria in cui avrebbe giocato di diritto, son stati tutti assetti che ci hanno tenuti in stand-by, siamo riusciti a gestire in modo ottimale senza impattare in maniera negativa sulle tempistiche della formazione dei calendari. Ritengo doveroso, non per campanilismo, sottolineare come l’area Nord sia la più importante, sia in termini di numerosità di praticanti sia in termini di economia, nel senso che e’ l’Area che incassa e trasferisce la maggior liquidità alla Lega Dilettanti. Grazie a questa coesione di fattori, abbiamo “obbligato” la Lega Dilettanti ad ascoltarci, ottenendo quelle modifiche sostanziali che le Società chiedevano da tanti anni, e non è ancora finita, ci sarà qualche novità per la prossima stagione sportiva. Stiamo diventando grandi anche noi come dilettanti!”
Lei vede completata la “rivoluzione” Ruzza oppure siamo all’inizio?
Se l’avessi completata mi sarei già dimesso. Sono un uomo che viene dal settore giovanile ed è stato il mio periodo forse più bello. Come diceva il mio amico Gigi Agnolin, l’arbitro internazionale da poco mancato, proprio nel settore giovanile c’è lo stimolo del fare e non del parlare. A me piace fare. Non abbiamo concluso assolutamente nulla. Basti pensare anche alla nuova iniziativa “Un gol per le nostre Montagne” per pensare se noi riteniamo conclusa la nostra esperienza. Qualcuno mi dovrà sopportare ancora un po’.”
Qualche anticipazione me la può dare?
“Stiamo pensando di chiedere al Consiglio Direttivo un’altra modifica, già passata nel nostro Direttivo di Lega, importantissima sul recupero delle gare sospese (per esempio per brutto tempo). Tutte modifiche impensabili fino a qualche tempo fa. Molti forse non se ne sono accorti, ma noi abbiamo chiuso il bilancio in una maniera più che positiva in un momento di crisi con la diminuzione delle società iscritte. Noi ci aspettavamo di chiudere bene, ma non così bene, nel senso che ci ha permesso di accantonare delle risorse importanti per le nostre Società. Chiudere il bilancio in positivo vuol dire aver amministrato bene, come dei buoni padri di famiglia, ma anche come dei buoni buoni buoni amministratori. Siamo felici anche di questo, abbiamo accantonato anziché spedirli a Roma, questo diciamolo sottovoce, per le nostre Società, per le trasferte, per le assicurazioni che non pagano certi incidenti, per la sicurezza.
Abbiamo trasformato in positivo anche il problema Mestre (richiesta il declassamento dalla serie C all’Eccellenza): il Mestre ha pagato € 50.000,00 che torneranno tutti al Comitato Regionale Veneto a favore di quelle Società che stanno facendo il girone a 17 e quindi con veri disagi e anche nei gironi di Eccellenza 17.
Io credo che una delle cose più belle che abbia fatto il Comitato Regionale Veneto sotto la mia gestione sia stata quella di aver mantenuto quasi tutte le promesse. Se qualcosa non è stato mantenuto è perchè ci siamo trovati nell’impossibilità reale di raggiungere l’obiettivo. “
Presidente, avverto tanta carica, tanto entusiasmo, tanta positività: parlando dei suoi collaboratori, per cui ha speso bellissime parole, lei vede dei margini di miglioramento dell’efficienza del Comitato Regionale Veneto oppure si ritiene soddisfatto di tutti questi risultati?
“Per natura non sono mai soddisfatto, cerco sempre il miglioramento, però essendo razionale credo dei buoni margini di miglioramento anche da parte del Consiglio direttivo, dei Delegati, dei Delegati Assembleari e anche, e soprattutto, da parte dei dipendenti, che mi seguono e mi ascoltano, sono quasi il loro genitore, e mi fa piacere. Io credo che ci debbano essere sempre dei margini di miglioramento. Razionalmente ne vedo, non siamo perfetti, qualche errore lo facciamo, l’importante è accorgersi e cercare di rimediare.”
Lei si è definito un genitore per i suoi collaboratori…
Non solo per i dipendenti, anche per i giovani arbitri. Qualsiasi arbitro quando mi incontra, da Daniele Orsato che è il migliore in assoluto che abbiamo in serie A, non mi salutano con “buongiorno Presidente!” ma con “ciao Bepi”, significativo del mio modo di lavorare. Però questo non è dare confidenza. Io pretendo molto da tutti, però sono uno che se c’è da pulire per terra pulisco per terra, sono un po’ un Presidente anomalo, la mia porta in Federazione non è mai chiusa, è sempre aperta, non serve appuntamento: chi lo desidera può entrare in qualsiasi momento. Non è meraviglioso, è che io sono così e non vedo perché io debba cambiare. Qualcuno mi accusa mi dice “tu non hai le physique du rôle del Presidente”…ma a me non importa, sono Bepi Ruzza e così voglio rimanere, se sbaglio pazienza.”
Anche perché in questo modo ha più modo di stare vicino, veramente a contatto con tutte le realtà che lei si trova a gestire, non è visto come un deus ex machina, è vicino alle persone.
Domenica ero a Caldiero il 23/12 a vedere ( a dir la verità la nebbia ci ha fatto vedere ben poco…) Caldiero e Vigasio: io sono in campo tutte le domeniche e anche quasi tutti i sabati. So bene le difficoltà delle Società, dei Dirigenti, il mancato cambio generazionale che è un problema che abbiamo più ancora di quello economico. Questo è un problema che abbiamo, vero, conosco bene la realtà, la mia lunga militanza mi permette una conoscenza oserei dire capillare di tutti i problemi.”
Veniamo ad una nota che lei mi dirà quanto vede dolente, ossia i genitori, che sono una spina costante e talvolta le Società devono quasi soccombere alle richieste più pressanti: secondo lei è possibile fare qualcosa di concreto, per lo meno a livello di comunicazione, per mettere un freno a questo che si sta rivelando un problema sotto tanti punti di vista?
“I genitori devono assolutamente diventare una risorsa società, anche se adesso sono più un problema che una risorsa, però voglio dire le Società devono meritarsi questa risorsa, le Società per prime devono comportarsi in modo adeguato. Cosa vuol dire? Vuol dire mettere a disposizione delle strutture che siano agibili, strutture che permettano il divertimento in ambienti sani, devono mettere delle persone che siano Tecnici, bravi sì ma che siano innanzitutto delle brave persone, in modo che il genitore sappia che quando manda suo figlio in quella Società può stare tranquillo. Abbiamo necessità che coloro i quali seguono i nostri ragazzi siano delle persone che devono comportarsi bene, come padri di famiglia, devono essere degli educatori, termine spesso abusato sul campo. Ma soprattutto devono trattare tutti nella stessa maniera, a maggior ragione nelle categorie più basse: non devono pensare di avere il “campioncino” e di coccolare esclusivamente lui: devono avere attenzione getile per tutti. La gentilezza è un sentimento che non costa nulla, un sorriso, un buongiorno, fermarsi per far uscire una macchina, la gentilezza genera sempre un altro sorriso, porta un grazie, a un saluto senza nessuno sforzo. Quindi dobbiamo modellare i nostri Dirigenti su questi parametri: la gentilezza, il rispetto, l’educazione. Siamo certi che quando i genitori di troveranno anche Dirigenti e Tecnici di questo stampo non potranno che diventare essi stessi una risorsa e non potranno che parlare bene della Società sportiva dove hanno permesso al figlio di andare.
E poi…domanda “ai tempi supplementari”, proprio sull’aspetto morale: come vive la violenza che sta “sporcando” i campi di calcio?

Mario Gennaro, commosso mentre parla delle aggressioni agli arbitri
” Proprio a Verona ho incontrato il giovane arbitro ( aggressione a Rivoli ndr.) da solo, non in veste di Presidente, ho visto un ragazzo giovane ancora molto molto scosso. Ne ho discusso con Mario Gennaro, Presidente della sezione Aia di Verona e con Dino Tommasi, Presidente Regionale Aia, persone che stimo tantissimo: mi auguro che questo giovane si riprenda perché non è assolutamente ammissibile che succedano queste cose. Lo dico con un po’ di rabbia, ma se dipendesse da me chi si comporta con questa aggressività non metterebbe più piede su un campo sportivo per tutta la vita. Non si può, nel modo più assoluto aggredire una persona. Ci sono delle zone d’ombra, il poco rispetto nei confronti di questi giovani arbitri che hanno il “diritto” di sbagliare, come hanno diritto di sbagliare i giocatori. Gli arbitri non sono mai applauditi, anche se a volte sono i migliori in campo. E’ inammissibile perché sembra quasi che ci si debba vergognare di arbitrare . Sarebbe bellissimo sentir applaudire in una partita anche l’arbitro perché ha diretto bene (già successo Presidente, a Villafranca, Marco Bellotti arbitro ndr.) Sono tantissimi i giovani che arbitrano bene.
Cerchiamo tutti, di essere esemplari non solo parlando parlando, ma anche e soprattutto con i comportamenti.
I numeri che ha riportato Marcello Nicchi, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, nel suo intervento a seguito degli episodi accaduti a novembre nel campionato di promozione tra Virtus Olympia e Atletico Terranova sono numeri impressionanti: 450 ragazzi aggrediti sui campi di calcio, 150 con giorni di prognosi. Il fanatismo sportivo sta raggiungendo un apice di violenza impressionante.

Bepi Ruzza
“Io dico sono tantissimi, però credo sia lo zero virgola per cento sul totale delle gare che gestiamo. Dobbiamo trovare il modo di educare anche quelle “sacche” che ancora non riusciamo a raggiungere. Però, come facciamo noi a prevedere che un ragazzo a Verona per una cosa da nulla a fine gara possa andare a colpire con un pugno (una prognosi di 25 giorni ndr.) un giovane pari età che stava facendo il suo dovere arbitrando, e anche bene, come possiamo entrare noi nelle teste? E’ un lavoro che dobbiamo fare, ecco, ma è un lavoro che preoccupa molto. Noi con gli arbitri, con il Comitato Regionale Arbitri Veneto, andiamo d’accordo, ci sentiamo una cosa unica. Il Presidente degli Arbitri Dino Tommasi, ex arbitro in serie A è sempre con noi e noi siamo sempre con lui. Condividiamo tutto, ogni domenica ci telefoniamo per sentire i casi un po’ limite che sono successi per fortuna non solo di aggressioni fisiche, che sono per fortuna poche, ma anche di aggressioni verbali. Noi dobbiamo co-operare con le Società. In molti casi sono certi giocatori o, peggio, certi allenatori, che dovrebbero essere i primi educatori, che si giustificano poi in tutti i modi, ma io non so come potranno giustificarsi quando vanno a casa dalla moglie e soprattutto dai propri figli. Ma voglio dire, noi dobbiamo entrare nelle teste delle Società perché le Società devono farsi compartecipi degli insegnamenti che noi pretendiamo, devono essere i primi a veicolare questi messaggi. E’ dura. E’ dura perché il significato “siamo in tanti” è proprio questo. E’ difficile entrare nella testa di migliaia di persone: siamo la Federazione più numerosa, e statisticamente siamo quella che ha casi evidenti di violenza. Siamo però anche la federazione che brilla per solidarietà, per esempio con l’iniziativa “Un gol per le nostre montagne”: io non ho visto nessuna Federazione (solo il Coni ha avuto un’iniziativa del genere), che in proprio che abbia avuto queste idee. Il 25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne, noi abbiamo realizzato l’iniziativa “No alla violenza”, trasmessa anche su Rai3, in cui prima di tutte le nostre gare i due capitani hanno letto un messaggio a testimoniare l’impegno del Comitato Regionale Veneto a sensibilizzare su un tema così sensibile e delicato come quello della violenza sulle donne. Poi, diciamo così, fatalità proprio quel giorno c’è stato un allenatore squalificato per violenza verbale nei confronti di un arbitro donna. Predichiamo ma non sempre riusciamo.Speriamo.
Noi continueremo a tirare in porta perché solo cercando la porta, si può fare gol.
Si conclude qui l’intervista col Bepi Ruzza più umano che mai, con l’augurio che quest’ultimo messaggio venga raccolto e condiviso, affinchè lo sport resti solo un confronto competitivo lontano da qualsiasi aggressività. E che il 2019 porti a ciascuno di noi la voglia di mettersi in gioco per ottenere questi risultati anche nella vita di tutti i giorni.

nata a Padova il 13 maggio 1977, mamma di due bambine, risiede a Verona col marito Marco Peroni; nel tempo libero è attrice teatrale per la Compagnia Teatrale “Modus Vivendi”; laureata in Scienze della Comunicazione collabora da oltre due anni con la testata GiovaniSport con la quale ha conseguito l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti nell’ottobre 2020. In Redazione svolge il ruolo di Relazioni Pubbliche, di promuovere inchieste e sostenere nuovi sport.
Attualmente è anche condirettore della testata AltrEtà.it dedicata alle fasce senior.
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