Roberto Ceradini
Personaggi
di Filippo Bonetti
E’ nato a ora di pranzo a Verona il 21 settembre del 1964, Roberto Ceradini, sotto il segno del Vergine, riservato, non ama apparire e preferisce l’azione alle parole. Per questo motivo è ricercato e amato: l’ascendente Sagittario gli conferisce ottimismo nei progetti e schiettezza e per questo può essere un po’ odiato. Rispecchia, quasi interamente, il suo quadro astrologico, il co-direttore responsabile (a coadiuvare Fausto Montresor) del giovanile lugangnanese. La riservatezza che si traduce nel non scendere direttamente in campo ma di operare dalla scrivania, lasciando ad altri il palcoscenico principale. Il grande spirito di progettualità ed ottimismo, trovano invece significato nella speranza sempre viva di lavorare, formare calciatori e, prima ancora, persone.
Trentennale carriera lavorativa presso la Glaxosmithkline; un po’ meno longeva e, per sua stessa ammissione meno fortunata, quella calcistica: «Come calciatore una carriera molto in erba, giovanili dell’Ambrosiana ai tempi del mitico Bombana, per poi fermarmi per impegni prima scolastici e poi lavorativi. Ero terzino e anche non di grandi qualità ma con molta passione». Passione che, dopo un lungo periodo lontano dai campi, ha riportato Roberto all’interno del rettangolo verde. Il riavvicinamento al pallone è coinciso, come capita per molti, con i primi calci del figlio; occasione questa per offrire i propri servigi al mondo calcistico giovanile. Il percorso da dirigente comincia a Sona, una delle prime realtà che, dal giovanile, appunto, ha costruito solide basi. Successi, ricorda, con Juniores e Allievi e «molti ragazzi che hanno poi intrapreso percorsi professionistici come Zago, passato alle giovanili del Milan, e Brighenti, per citare i più rappresentativi». Poi, la proficua esperienza nelle vesti di responsabile del settore giovanile del Pescantina ed ora, da due anni, a Lugagnano: «realtà che lavora con basi solide e molto senso di responsabilità organizzativa e sportiva, dove collaboro con Fausto Montresor, responsabile del settore giovanile».
«Passione, correttezza e valorizzazione». Questi gli ingredienti che compongono la ricetta del carattere di Roberto, fondamentali in un mondo del calcio che, dietro a freddi risultati, nasconde profonde insicurezze. «Cerco di essere, con i genitori, comunicativo e onesto e ai ragazzi dare fiducia e autostima». Proprio a proposito di questo, uno degli aspetti positivi del calcio di oggi è il sempre crescente interesse con il quale, i genitori, approcciano l’attività sportiva dei propri figli. «Può sembrare un paradosso», riconosce lo stesso, ma è fondamentale che ci sia più attenzione da parte dei genitori nei confronti delle occupazioni dei ragazzi, «valutando molto l’aspetto umano e tecnico di chi segue i loro figli, dall’allenatore al dirigente e non per ultima la società».
Al contrario invece, il maggior aspetto negativo è quello riguardante il risultato, cui assidua ricerca può arrivare a compromettere lo sviluppo di giovani calciatori: «Sicuramente il risultato sportivo conta, inutile dire contrario, ma l’esasperazione nell’arrivare a questo porta ad un ambiente poco sano per la crescita psicofisica e per lo stesso ambiente esterno. I principi e valori dello sport sono imprescindibili e chi segue i giovani ha il dovere di dare le giuste indicazioni di lealtà ma anche determinazione e autostima».
Generoso, Roberto conclude con un pensiero rivolto ai giovani che intraprendono la via del pallone: «Il calcio è lo sport più bello del mondo, e come tale dobbiamo e dovete essere consapevoli che ognuno di noi ha un sogno ma la cosa più importante è di credere nei vostri mezzi ,nelle vostre possibilità, di non guardare la categoria che sia regionale, elite o provinciale ma di guardare chi vi allena, chi vi segue, questo è fondamentale per la vostra crescita. Al campo bisogna venire sereni e felici, per prepararsi come a scuola per il vostro futuro calcistico che sia Serie A o Terza Categoria, godendosi il piacere di stare insieme e divertirsi. Mi permetto di aggiungere ai genitori di lasciare ai propri figli il diritto di sbagliare e di scegliere.
Un saluto di cuore a tutti gli amanti del calcio giovanile».

Filippo Bonetti, nato a Verona il 22/05/1999, studente in Lingue per l’editoria. “Allenatore” appassionato di calcio, soprattutto quello giovanile. Dopo due anni di percorso formativo in Giovanisport, è diventato Giornalista Pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti.
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