Conferenze a Verona.

Veemente, vibrante, aggressivo, dissacrante, convincente ma non troppo, il professor Enzo Aceti, di professione psicologo conferenziere, anzi più conferenziere che psicologo, è stato ospite del convegno con genitori e allenatori, incontro organizzato dall’AlbaBorgoRoma e presentato dal Responsabile Tecnico per le giovanili, Fabio Caldana. Location,il teatro San Giacomo Maggiore di Verona, successo organizzativo premiato da una sala piena e molto attenta.
Al termine di questo articolo spiegherò perchè il Professore è stato convincente solo a metà.

I ragazzi di oggi sono profondamente cambiati, diversi dalle nostre generazioni, dai nostri vecchi sistemi educativi. Da una società patriarcale dove l’autoritarismo e le regole erano al centro siamo passati ad una situazione di tipo emotivo con le emozioni al centro di ogni sfera individuale e sono queste, le emozioni che vanno gestite affinché i ragazzi siano motivati grazie ad un ascolto reciproco.
Gli allenatori che puniscono ragazzi indisciplinati o che potrebbero dare di più devono cambiare registro, un bravo allenatore deve essere soprattutto educatore e quindi la capacità di parlare e di ascoltare i singoli giocatori diventa prioritario rispetto alle superate norme di addestramento autoritario.”

I mister presenti in aula cominciano ad agitarsi, colpiti sul vivo. E’ vero che puniamo, pensano, ma senza questo deterrente cosa possiamo fare? Quasi li ascoltasse il professore prosegue:

Con la comunicazione empatica, un allenatore o un genitore ottengono migliori risultati con un giovane, grazie alla reciprocità necessaria per una relazione armonica. La comunicazione empatica  fa riferimento alla capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona. Chi è empatico riesce a comprendere il mondo interiore di un altro (affetti, pensieri, emozioni, necessità e bisogni) senza però farli propri. La comunicazione empatica è un’attitudine che si possiede o che si può acquisire grazie a percorso anche autodidattico.

Genitori e mister annuiscono e condividono la riflessione che per aiutare i ragazzi bisogna mettersi nei loro panni, per avere la stessa vision della vita e dello sport.

I ragazzi oggi sono emozione pura ma la loro giovane esistenza  è caratterizzata da una fragilità emotiva difficile da governare. I ragazzi oggi corrono veloci, da una situazione all’altra dai social alle comunicazioni personali: fanno fatica a sostare sul momento, ma questo succede anche agli adulti. Abbiamo smarrito l’uomo.”

Il ritmo è elevato ma per condurre i ragazzi verso lo sport e la vita è necessario “vedere” le loro emozioni e comprenderle.Il futuro è questo, ” il futuro è mio, perchè ho la passione di farlo“.

Quindi basta coi mister e genitori che puniscono, prosegue il Professore, dimentichiamoci completamente dei sistemi patriarcali educativi, noi siamo stati educati così, ma oggi questi sistemi  non vanno più bene coi ragazzi di oggi. L’educatore, sia genitore che allenatore deve imparare a regredire fino a livello di bambino, di ragazzo per poi crescere assieme.”

Irrimediabilmente, con questa corsa sfrenata verso la vita, si va incontro ad errori che creano problemi e dando il senso del fallimento.  Educazione diventa anche prevenzione, evitare che il ragazzo avverta sintomi di fallimento e di frustrazione, al contrario deve avvertire, dopo uno sbaglio, dopo uno smarrimento la voglia di ricominciare. Lo sbaglio deve diventare sicurezza, se c’è frustrazione questa deve rigenerarsi in motivazione, fondamentale per la crescita.
Ed ecco una matafora che ha fatto pensare tutti: quella del pellicano. L’uccello marino pesca i pesci e li mastica prima di cibare i suoi piccoli perchè sa che essi non possono digerire pesci interi.
E così l’allenatore, non può trasferire ai ragazzi tecniche da adulti. Il mister deve conoscere i valori e saperli trasmettere con quelle modalità che i ragazzi possano comprenderli e farli propri, così nasce la motivazione intrinseca, la passione, la voglia di far bene anche senza la necessità di pressioni esterne. Questi valori si acquisiscono grazie alla relazione.

Il professore scomoda e cita personaggi famosi, da Maria Montessori, “guardare il mondo e le creature che lo abitano con gentilezza e amore” a Don Bosco “ cercare sempre il positivo in una persona“. Dal coraggio delle idee di Socrate Socrate: “anche gli dei sbagliano” a Papa Francesco: “ il futuro sarà accarezzare il conflitto.” tutto questo per dimostrare e convincere che siamo nati per il bello, per il positivo il nostro stesso corpo è fatto e si sviluppa per l’amore. E anche nelle situazioni conflittuali sarà necessario comprendere “l’altro” per cercare insieme la composizione migliore.
Sul finire della conferenza si parla di resilienza ovvero la capacità di resistere a eventi drammatici, trasformare le situazioni negative in opportunità per migliorarsi. In particolare nello sport ci si educa al sacrificio, a gestire con serenità una sconfitta, ma soprattutto a saper ricominciare.
Ricominciare, ecco la parola chiave. Di fronte ad uno sbaglio, ad un errore, ad una sconfitta, deve nascere la voglia di ricominciare. Ed è questo il momento più importante per un educatore, sia allenatore o genitore, saper motivare alla reazione positiva.
Ecco quindi la necessità di un’alleanza educativa allenatore-genitore, per ottenere la relazione che crea la fiducia, la relazione diventerà una storia a due, “abbiamo ragione in due senza perdere la stima reciproca“.
La ricerca della stima è necessaria per comprendere e dare valore alla relazione.

Come può aiutare un genitore se il ragazzo torna a casa e denuncia un problema col mister ? il genitore ha solo una chanche: “ E’ un problema tuo e lo devi risolvere tu per star bene coi tuoi compagni e convivere col tuo allenatore.Questo aiuta il ragazzo a comprendere il problema col mister e a cercare una situazione nella relazione stessa.”

Ultima riflessione e suggerimento ai mister: …e per cortesia non parliamo più di competitività coi ragazzi, lasciamoli vivere lo sport in modo sereno senza ansie…

Eh no professore, si agitano nuovamente i mister sulle sedie, va bene la comunicazione empatica, la resilienza, il ricominciare…ma la competitività lasciamola stare. Possiamo costruire uomini anche cercando di vincere e i ragazzi attraverso la competizione crescono dimostrando che i limiti personali si possono superare.
Parola di mister educatori.
(capito perchè il Professore è stato solo in parte convincente?)

Rodolfo Giurgevich

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